NOTIZIE SU SAN BENEDETTO DE FLAVIANO IN CANNAVINE.
Questo monastero era menzionato già nel 1252 come
dipendenza di S.Angelo in Volturino, attualmente
rimangono degli spezzoni di muro che permettono di
individuare due ambienti di forma rettangolare ed
adiacenti. Le parti di muro restanti sono quelle
interrate, su una pietra ancora permangono tracce di
intonaco affrescato che, ad osservarle, danno una
piacevole emozione, le parti emerse furono rase al suolo
da una slavina:
"... nella notte de' 13 marzo 1824 una valanga di
straordinaria mole gremita di grandi macigni,
distaccandosi dalla vetta del monte de' fiori, precipitò
nella sottostante valle detta de' canapini, laddove
trovasi una rustica casa che fece crollare interamente,
seppellendo in mezzo alle macerie 23 individui, dei
quali tre soli rimasero in vita perché trovarono scampo
al di sotto delle travi, che servirono loro di scudo
contro le pietre; nel mentreché i rimanenti tutti
miseramente perirono, ed ora una rozza croce soltanto
che si eleva in mezzo ai ruderi ricorda ai pastori il
luogo in cui questi infelici vissero ed ebbero tomba."
(da Storia naturale della provincia teramana di Antonio
Amary).
Questa tragica notizia ci informa che l'eremo, dopo
l'abbandono dei monaci, fu riutilizzato come civile
abitazione. Inserito fra ruscelli che confluiscono nel
fosso del lago, attorno si notano campi "spietrati" per
essere coltivati.
Ad osservare questo ambiente si sente forte il motto
benedettino " ora et labora".
L'evento causato dalla valanga porta a fare
considerazioni sul clima: da frequentatore della
montagna mi è sembrato quasi impossibile che si fosse
generata una slavina di quelle proporzioni. Sicuramente
il manto nevoso doveva essere molto spesso, infatti in
quegli anni gli inverni erano più rigidi e nevosi, i
climatologi fanno cadere intorno alla metà
dell'ottocento la fine della piccola età glaciale, si
rimanda al link:
http://it.wikipedia.org/wiki/Piccola_era_glaciale.
E, per allegerire il quadro, qualche anno prima vi era
stato uno sconvolgimento climatico a causa dell'eruzione
del Tambora, che determinò l'inverno 1815-16
eccezionalmente nevoso e l'estate a seguire mancò per le
stranezze degli eventi meteo; il 1816 è ricordato come
l'anno senza estate.
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